La voce affascina da sempre, difficile da comprendere nei suoi meccanismi fisiologici fino a pochissimi anni fa, sostiene col suono la parola umana rendendola udibile e comprensibile, è stata ed è oggetto di studi intensi da parte della scienza, della filosofia, dell’arte e di molte altre discipline.
Essa resta “lo strumento” della formazione sia essa in presenza che on-line, e la continua ricerca di una voce “unica e riconoscibile” ne conferma il potere incontrastato in ambito comunicativo, didattico, affaristico oltre che artistico e nella relazione di aiuto...
Chi propone formazione si ha a che fare con uditori e contesti sempre più ricchi di variabilità e complessità nei quali la voce supporta e spesso guida in modo prevalente i meta-processi relazionali e comunicativi. La velocità con cui le conoscenze evolvono e si trasformano, si sostituiscono e si integrano, richiede a chi lavora e insegna una continua disponibilità ad apprendere e a trasformarsi, spingendo in modo incessante al miglioramento.
La magia della voce è sostenuta dalla rapidità e dall’immediatezza con le quali l’emissione “affascina e convince” da subito. Durante una sessione formativa essa entra prepotentemente in scena, aiutando la coppia formatore\formato e il nucleo formatore\formati a a costruire una relazione unica. In questo modo si cementa un patto di cooperazione reciproca che trova espressione nel dialogo che di volta in volta si va a definire nei vari momenti dell’incontro.
La capacità del docente e del formatore di usare la propria emissione in modo sapiente e direzionato, si va a sommare a quella di saper riconoscere nel proprio uditorio tutte le informazioni che la voce, portando fuori quello che c’è dentro di noi, offre senza mediazioni. “Ascoltare la voce dell’altro” aiuta così a “farsi ascoltare” in un processo a due direzioni che rende il momento condiviso formazione e non addestramento, rinforzando il processo nel suo divenire e favorendo la crescita del rapporto col proprio gruppo di lavoro.